“Ovidio nostro contemporaneo” – Sulmona, 4 marzo 2017 – Teatro ‘Maria Caniglia’
Nella mattinata di sabato 4 marzo il teatro Maria Caniglia ha ospitato il Forum Distrettuale OVIDIO NOSTRO CONTEMPORANEO per iniziativa del Rotary Club di Sulmona, nell’ambito delle celebrazioni del bimillenario della morte del Poeta.
Dopo il rituale omaggio alle bandiere del Rotary International, dell’Europa e dell’Italia, accompagnato dai rispettivi inni, il notaio Donatella Quartuccio, Presidente del Rotary Club di Sulmona, ha avviato i lavori, porgendo i saluti di benvenuto ai convenuti e, successivamente, ha dato la parola al consiglierre comunale Andrea Ramunno, in rappresentanza del sindaco di Sulmona,
n missione in Romania con una delegazione municipale per stringere rapporti con la città di Ovidiu (che porta il nome di Ovidio in rumeno), con la quale si sottoscriveranno protocolli di gemellaggio, come quelli già esistenti con la città di Costanza (‘Tomi’ nell’antichità) sul Mar Nero, ove il Poeta concluse i suoi giorni. È seguito il saluto del Vescovo di Sulmona e Valva, Mons. Angelo Spina, che ha ringraziato il Rotary per le molteplici iniziative culturali ed umanitarie e l’impegno verso il territorio, con autentico spirito di servizio. Anche l’ing. Paolo Raschiatore, Governatore del distretto 2090, che ha dato risalto al valore dell’evento culturale atto a dare valore di attualità alla poesia ovidiana, che ha sfidato i secoli.
Sono seguiti gli interventi dei relatori: il Prof. Domenico Silvestri, professore emerito dell’Università Orientale sìdi Napoli, ha trattato il tema ‘Le tre città di Ovidio: Sulmona, Roma, Tomi’. La città natale, la città dove ha vissuto e la città dove ha trascorso l’ultimo periodo della sua vita, durante la ‘relegatio’. Il prof. Silvestri ha rimarcato i versi in cui è manifesto l’amore di Ovidio per la sua città natale: ‘Sulmo mihi patria est/ gelidis uberrimis undis… ‘; ‘Mantua Virgilio gaudet, Verona Catullo/ Pelignae dicar gloria gentis ego… ‘ : io sarò detto la gloria della gente peligna, da cui si evince il forte legame di Ovidio con la sua terra di origine.
La seconda relatrice, prof.ssa Cristina Vallini, dell’Università Orientale di Napoli, ha trattato il tema ‘Ovidio nel Medioevo’, molto interessante, perché ha svolto la disamina del periodo della ‘poesia dell’amor cortese’ e di quello successivo, evidenziando il fatto che molti poeti hanno tratto linfa ed ispirazione dalla narrazione e dalla fantasia ovidiane. Le letture dalle ‘Metamorfosi’, interpretate brillantemente dall’attore Enzo Salomone, con il sottofondo musicale affidato alla bravura del flautista Tommaso per i brani di Benjamin Britten, sono state commentate dalla prof.ssa Rosanna Valenti dll’Università Federici II di Napoli (anch’essa cultrice degli scritti del genio peligno), che, nei brani selezionati, ha sottolineato i forti toni della narrazione dei miti rappresentati, tutti originati dalla punizione degli dei per l’amore a loro rifiutato o per l’orgoglio a mo’ di sfida degli umani nei loro confronti.
Così, di seguito, l’incalzarsi dei brani proposti: SIRINGA (SYRYNX), PAN (MIDA), FETONTE, NIOBE, BACCO, NARCISO, ARETUSA. Dopo l’intermezzo artistico, la dott.ssa Simona Argentieri, membro ordinario e didatta dell’Associazione Italiana di Psicoanalisi e dell’International Psycho-Anlytical Association, ha parlato su ‘Ovidio, appartenenza e deprivazione’. Il tema esposto ha inquadrato la condizione umana di una persona costretta ad emigrare, a privarsi del suo ambiente, dei rapporti umani, degli affetti e dei legami di vita preesistenti. Scenari, se possibile, ancora peggiori per Ovidio, per le grosse differenze di usi, costumi, lingua e anche cibo, nella terra dei Geti. Nei ‘Tristia’, per l’appunto, non si canta più l’amore, ma predomina il sentimento di tristezza di un uomo, di un poeta che viveva la brillante vita imperiale di Roma e che vive ora da solo un dramma senza via d’uscita. Nonostante tutto, il nostro Ovidio conserva una grande ed ammirevole dignità.
Il Presidente Donatella Quartuccio, con il suo intervento di chiusura ‘Ovidio e la prova delle quattro domande’, che sono nel Rotary alla base dell’agire dei soci e si compendiano nel motto SERVIRE AL DI SOPRA DEL PROPRIO INTERESSE, considera Ovidio un rotariano ‘ante litteram’, per aver offerto, al mondo intero, opere di elevato valore, che hanno caratterizzato la cultura dell’epoca e anche quella dei secoli seguenti, ispirando tanti artisti e letterati senza interesse personale, anzi con la ricompensa della ‘relegatio’.