“Da Gehenna ai Termovalorizzatori: i Rifiuti nella Storia” – Sulmona, 16 marzo 2018 – Hotel ‘Ovidius’
“Gehenna” era una valle fuori le mura della antica Gerusalemme, dove ai tempi di Cristo si bruciavano i rifiuti. La valle fu adibita a scarico dei rifiuti della città ed a luogo dove gettare le carogne delle bestìe ed i cadaveri insepolti dei delinquenti, che venivano bruciati per distruggre i resti e come elementare provvedimento d’igiene. Nell’apocalittica giudaica e nel Nuovo Testamento era luogo di dannazione e pena eterna per i peccatori. Ad essa gli studiosi fanno risalire l’immagine dell'”Inferno”. Roma antica era una megalopoli di più di un milione di abitanti; tutto l’impero ne contava 30 milioni e l’intero pianeta circa 120. Il problema dei rifiuti, costituiti da scarti alimentari, indumenti laceri, oggetti varii ed… escrementi, era sentito ed affrontato soprattutto per motivi igienici. Fin dal IV secolo a.C., i Romani inventarono le cloache e le latrine pubbliche e private, che permettevano di pulire velocemente le strade della città con getti d’acqua e di smaltire il tutto nel Tevere, tramite un ingegnoso sistema di fognature sotterranee. Con Augusto, agli Edili era affidata la cura della città. Vi erano quattro magistrati, i Curatores Viarum, due per il centro città e due per le periferie, che dovevano occuparsi della manutenzione e della pulizia delle strade.
Furono poi creati gli “addetti al letame”, Stercorari, schiavi incaricati di raccogliere gli escrementi su carri, per poi scaricarli in campagna come concime. Le anfore di ceramica utilizzate per trasportare vino ed olio, venivano gettate, dopo l’uso, al Testaccio. Lì, nei secoli, si è formata una collina di cocci; in alternativa, la ceramica veniva macinata e mescolata con la pozzolana a formare il “cementum”. Con la caduta dell’Impero, molte delle opere di ingegneria strutturale costruite dai Romani vanno in rovina ed il mondo occidentale “ripiomba nella barbarie dei secoli bui”. I rifiuti, sebbene biocompatibili, vengono abbandonati nelle strade e fuori delle abitazioni, generando epidemie di tifo e di colera e favorendo la propagazione della peste, attraverso i ratti; per secolo le epidemie prodotte dai rifiuti hanno decimato la popolazione europea.
È intorno al 1770 che si fa iniziare l’era industriale, con l’invenzione della macchina a vapore ad opera dell’ingegnere scozzese James Watt. Alimentate a carbone e collocate nelle fabbriche, ora svincolate dalla forza del vento e dell’acqua, le macchine a vapore producono energia meccanica a basso costo, ma emettono in atmosfera le anidridi di zolfo ed azoto, irritanti e, alla lunga, tossiche. Nei grandi centri industriali dell’Inghilterra, si formano, fuori dalle fabbriche, colline di polveri di combustione del carbone. Trasportate dal vento, provocano malattie delle vie respiratorie e tumori. L’Inghilterra diviene la prima potenza industriale del pianeta, ma con gravi conseguenze per l’ecosistema dell’Isola. Chi può, fugge dalle grandi città industrializzate e sovrappopolate e va a respirare aria salubre sulle coste mediterranee della Francia o sulle montagne svizzere. Nasce così il turismo che, col tempo, così come lo intendiamo oggi, da necessità salutistica, diviene piacere di viaggiare e conoscere.
Nel 1968 viene fondato il Club di Roma dall’imprenditore Aurelio Peccei e dal chimico Alexander King, insieme a Premi Nobel e leader politici. La prima riunione si tiene a Roma ed indica la missione di agire come catalizzatore di studi sui cambiamenti globali, individuando i principali problemi che l’umanità si sarebbe trovata ad affrontare. Pubblica il famoso Rapporto Meadows (1972), che prediceva che la crescita economica non potesse continuare indefinitamente per la limitata disponibilità di risorse naturali e, soprattutto, perché si stava raggiungendo la capacità di assorbimento degli inquinanti da parte dell’Ambiente. Dal Club di Roma scaturisce la coscienza ambientale e si afferma il concetto di Sviluppo Sostenibile.
La prima legge Italiana per la tutela dell’ambiente è il D.Lgs 319/76 (legge Merli) che fissava i parametri chimici da rispettare per lo scarico di effluenti liquidi nelle acque di superficie o nei depuratori. Il DPR 915/82, recependo Direttive europee con largo ritardo, catalogava i rifiuti solidi in Rifiuti Urbani – Speciali – Tossici e Nocivi e ne definiva lo smaltimento in discariche controllate e con caratteristiche tecnologiche adatte alle diverse tipologie di rifiuti. Finalmente una legge, seppur tardiva, impedisce lo smaltimento dei rifiuti industriali in aree al di fuori delle fabbriche, come pratica fino ad allora accettata e praticata. Con il 915/82, inizia anche l’eco-mafia, che lucra sullo smaltimento abusivo dei rifiuti tossici e nocivi. Nei decenni successivi, vengono emanati due Testi Unici: D.Lgs 22/97 (Decreto Ronchi), che promuoveva l’incenerimento per recuperare energia dai rifiuti, che, opportunamente selezionati, producevano il CDR (combustibile da rifiuti). Il D.Lgs 152/2006 e successive integrazioni, modificano il CDR in CSS (combustibile solido secondario), ma la sostanza non cambia. La Direttiva Comunitaria 2008/98/CE fissa i cinque criteri per l’utilizzo dei materiali, lo smaltimento dei prodotti a fine vita e dei rifiuti. Essi sono:
- Prevenzione alla produzione (de-materializzzione)
- Riutilizzo di componenti
- Riciclaggio per produrre “materie-prime seconde
- Recupero di energia dai rifiuti
- Minimizzazione della discarica (solo rifiuti sicuri)
Si afferma, quindi, il principio di riuso, riciclaggio e recupero di energia nel fine vita dei beni di consumo, privilegiando la raccolta differenziata, il compostaggio e la termovalorizzazione, per quanto riguarda i rifiuti urbani. (La relazione è proseguita con la presentazione dei dati raccolti nel “Rapporto sui Rifiuti”, pubblicato annualmente dall’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca sull’Ambiente, da cui si evince l’attenzione dei Paesi a maggior coscienza ambientale a favorire la raccolta differenziata, termo-valorizzare la frazione non riciclabile e minimizzare l’uso delle discariche. È seguita poi una serie di diapositive, che mostravano i più importanti termovalorizzatori attivi nel mondo, perfettamente inseriti nei contesti cittadini, se non addirittura utilizzati come torri panoramiche, ristoranti girevoli, piste da sci. Particolare attenzione è stata dedicata al termovalorizzatore di Brescia, che ha ricevuto nel 2006 il premio della University of Columbia, NY. come migliore termovalorizzatore al mondo e che, con il sistema di teleriscaldamento, che copre più di 600 Km di strade cittadine e riscalda edifici pubblici, condominii, impianti sportivi e rappresenta uno dei più efficienti sistemi di produzione di energia elettrica e di sfruttamento del calore di combustione dei rifiuti).
La relazione è terminata con l’emblematica storia dell’isola di Rapa-Nui, scoperta dagli olandesi nel giorno di Pasqua del 1722 e da allora chiamata isola di Pasqua, che ha rappresentato per secoli un mistero. Apparve infatti impossibile che i pochissimi e malnutriti abitanti incontrati dagli olandesi avessero potuto realizzare e trasportare dalla montagna fino alla riva del mare quelle enormi statue di pietra, i Moai, pesanti anche decine di tonnellate e che a centinaia caratterizzano il brullo paesaggio dell’Isola. Il mistero è stato svelato solo di recente, anche grazie agli studi del DNA. L’isola è stata popolata intorno al 1200 d.C. da popolazioni di origine polinesiana. Essi trovarono un territorio coperto da una immensa foresta di palme, ricca di frutti della terra e di fauna. Prosperarono fino a raggiungere una popolazione di circa 20000 individui in varii villaggi.
La paura di perdere quel paradiso di benessere, li ha portati a invocare la protezione degli spiriti, erigendo quelle enormi statue, trasportate utilizzando i tronchi come rulli. Lentamente le risorse naturali si sono depauperate, il terreno si è inaridito, la fauna è stata uccisa o è migrata. Gli archoologi hanno scoperto crani umani spaccati e ossa segate di netto, chiaro indizio di lotta armata e di cannibalismo. Oggi l’Isola di Pasqua è coperta da scarsa vegetazioe, poco abitata e poco frequentata da turisti, che prediligono altri paradisi tropicali. L’insegnamento di rapa-Nui è più ampio e ci porta alla considerazione che il nostro pianeta è un’isola nell’universo, che le risorse naturali non sono inesauribili, che la popolazione di umani cresce in modo quasi esponenziale, che guerre feroci sono già scoppiate per l’acqua, il petrolio, i minerali e, infine, che “coscienza ambientale” significa rispetto della Natura nella via dello sviluppo e della ricerca del benessere.