“Diritto e società” – dalle nuove coppie ai diritti dei minori, dall’eutanasia alla legittima difesa – Sulmona, 30 marzo 2017 – Sede di ‘Fabbrica Cultura’
La Presidente del RC Sulmona, Donatella Quartuccio, notaio, ha introdotto le relazioni degli avvocati Anna Berghella e Vittorio Masci, nostro consocio e marito di Anna, dicendo che la legislazione sulla famiglia sta cambiando, così come sta cambiando la famiglia stessa. Ma ora ci si avvicina più a un modello legislativo di tipo anglosassone, la ‘common law’, sulla base, cioè, più sulle sentenze dei giudici che sulle leggi approvate dal parlamento.
Anna Berghella si occupa ora specificatamente del diritto di famiglia. Il cambiamento nella famiglia è avvenuto maggiormente negli ultimi dieci anni, con un’accelerazione negli ultimi tre-quattro anni. Nel 1974 c’è stato il regerendum sulla legge (confermata) che consentiva il divorzio e nel 1975 l’uomo e la donna venivano posti sullo stesso livello nella famiglia, veniva riconosciuto il figlio nato al di fuori del matrimonio e veniva riconosciuta la potestà genitoriale in luogo di quella paterna – la patria potestà -. Nel 2006 si ha l’affido condiviso, quindi una condivisione di ruoli anche dopo la separazione dei coniugi. Nel 2012 una nuova legge equipara, ispirandosi all’art.2 della Costituzione (che stabilisce che i diritti della persona sono inviolabili), che i figli nati dentro e fuori dal matrimonio sono tutti legittimi e non si parla più di ‘famiglia’, ma di ‘famiglie’ (single, coniugati ‘etero’, conviventi e famiglie omogenitoriali) e di relazioni interpersonali. In Italia si è arrivati tardi e male alle nuove norme, cercando di certificare e regolare quelle che, ormai da tempo, sono situazioni di fatto.
Oggi si parla non più di ‘potestà genitoriale’, ma di ‘responsabilità genitoriale, perché è il figlio che ha diritto a relazioni con entrambi i genitori, ad essere assistito, seguendo l’art.3 della Convenzione di New York, secondo il quale bisogna guardare al superiore interesse del minore, che ha addirittura diritto ad un avvocato difensore, ove richiesto per affermare i suoi diritti. Infatti ora il figlio adottivo, una volta nella maggiore età, ha il diritto di conoscere l’identità della madre biologica. Questo diritto non è stato tuttavia stabilito per legge, ma, nel 2013 dalla Corte Costituzionale.
La legge Cirinnà sulle unioni civili nasce da una condanna dell’UE, una delle tante; tale legge è mal formulata e molto pasticciata, a causa della fretta, secondo Anna Berghella. Una delle incongruenze di questa legge (che pure prevede la possibilità, da parte di uno dei partner, di ereditare dal partner morto e di ricevere la pensione di reversibilità), è che non è prevista la fedeltà nella coppia. Forse questo ci prepara ad analoga disposizione per il matrimonio etero? Altra incongruenza di questa legge, nel caso della semplice convivenza a parte il giusto riconoscimento della possibilità di assistere in ospedale il partner gravemente ammalato o in fin di vita, è che, in caso di separazione, il ‘compagno’ che ha troncato il rapporto, è obbligato a corrispondere gli alimenti all’altro, con buona pace del fatto che la convivenza presupporrebbe il desiderio di rifiutare la certificazione legale dell’unione. Altra incongruenza, in caso di morte di un partner, il diritto del partner vivente di rimanre ‘vita natural durante’ nell’abitazione del defunto e gli eredi ‘legittimi’ dovranno aspettare la sua morte per prendere possesso della casa, nell apeggiore dele ipotesi.
Altra novità è il divorzio breve, da ottenere dopo sei mesi, invece dei precedenti tre anni, dalla separazione legale; in questo caso l’incongruenza è il mantenimento della separazione, che in altri paesi non esiste. Inoltre, sempre per superare il retaggio patriarcale, è consentito ai figli scegliere il cognome paterno o materno, sempre secondo una sentenza della Corte Costituzionale. Infine, la possibilità dell’adozione del figlio del partner (step child adoption), norma a favore delle coppie omosessauali con tutte le casistiche connesse, come l’inseminazione eterologa (non ammessa dalla nostra legge) nel caso di due donne con unione omosessuale. La Corte Costituzionale ha riconosciuto il diritto di adozione alla donna che non aveva partorito, ma ciò non toglie, non essendovi una legge, che un’altra sezione della stessa Corte Costituzionale, non possa avere parere diverso e sentenzi quindi in maniera opposta in un altro analogo caso. Successivamente è stata disposta sentenza favorevole nel caso di una coppia di uomini in cui uno dei due è il padre biologico (la madre ha accettato il suo seme per il concepimento e il parto). Queste sentenze vanno viste sempre alla luce della tutela dei diritti del bambino o bambina nati nelle situazioni descritte. Diverso è il caso dei due genitori anziani a cui è stato rifiutato di riavere la figlia nata alcuni anni fa alla donna per inseminazione eterologa. In quel caso, all’epoca era stata sottratta ai genitori la figlia per una denuncia di abbandono (la piccola era stata lasciata incustodita in auto). In seguito la bambina era stata adottata da una coppia e ora, dopo sette anni, per il colpevole ritardo della Giustizia, la coppia della madre biologica è stata considerata troppo anziana (benché idonea all’epoca) e la bambina, in virtù del superiore interesse del minore, rimarrà con i genitori adottivi.
Vittorio Masci ha confermato che il nostro diritto rincorre la società, per così dire. I due argomenti che ha trattato sono la legittima difesa e il testamento biologico (eutanasia). La legittima difesa è più che mai d’attualità per l’episodio accaduto di recente nel lodigiano, in cui il proprietario di un bar-tabaccheria ha ucciso, sparandogli alle spalle, un ladro penetrato nel locale. La popolazione del paese ha deciso di tassarsi per pagare l’avvocato difensore al gestore del locale. La percentuale dei furti in Italia di cui viene scoperto e punito l’autore è del solo 7%; c’è stato di recente un aggravamento delle pene per i furti in appartamento
In questi giorni in parlamento si è discusso animatamente di legittima difesa: il bene da tutelare – la vita e il patrimonio della vittima -, deve prevalere sul bene di chi compie il reato, ma la reazione deve essere adeguata all’azione, cioè proporzionale. Nel 2006 è stata fatta una riforma della legittima difesa, da cui ci si sarebbe aspettato che chi, in legittimo possesso di un’arma da fuoco, possa sparare comunque all’intruso. Ma si doveva tenere conto della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, secondo cui si stabilisce che nessuno può essere volontariamente privato della vita.
La Cassazione ha stabilito inoltre (ma un singolo altro giudice può decidere diversamente!) che va valutato caso per caso il comportamento della vittima di un furto che usi un’arma e in base alle circostanze, cosa molto difficile e ci sono state anche di recente iniziative popolari sul risarcimento del danno subito dal ladro, tuttavia le iniziative popolari, anche se supportate da molti firmatari, sono notoriamente ignorate dal parlamento. Infatti la loro percentuale di successo è dell’1,5%. Il partito della Lega ha proposto invece una legge secondo la quale sarebbe giustificato comunque chi usa un’arma da fuoco, nella presunzione che il ladro possa mettere in pericolo la sua vita o il suo patrimonio.
Questo vale sia nella sua abitazione, sia nel suo luogo di lavoro, se è un esercizio commerciale. La legge era stata avviata nel suo iter con l’appoggio di PD e Forza Italia, ma poi i partiti si sono divisi in parlamento. La cosa curiosa e anche grave, è che il TAR ha dato ragione a un cittadino a cui era stato negato il porto d’armi, con la giustificazione che ‘lo Stato non è in grado di garantire la sicurezza del cittadino’. Però quando il cittadino spara per difendersi, in ogni caso il giudice dovrà valutare se la sua reazione è stata proporzionata al pericolo e questo apre il campo alla discrezionalità del giudice. Il secondo argomento trattato da Vittorio Masci è stato quello dell’eutanasia: la richiesta di una legge su tale argomento è stata accelerata dall’episodio del DJ morto in Svizzera per ‘suicidio assistito’.
Purtroppo in Parlamento qualche giorno fa, per discutere di tale argomento, erano presenti solo dieci deputati, il che è ovviamente molto grave. In Italia non esiste ancora legislazione sull’eutanasia, a differenza di molti altri paesi. La situazione è ferma alla condanna, in base al codice penale, di chi procura la morte al paziente, anche se con il suo consenso e anche a chi assiste a tale azione. A proposito di legalizzazione dell’eutanasia, si parla di Dat, cioè disposizioni anti-trattamento del malato, in base a decisioni procurate tempo addietro, prima anche di eventuale malattia invalidante. L’eccezione si avrebbe nel caso in cui, nel frattempo, siano stati scoperti nuovi trattamenti medici risolutivi per la guarigione di malattie degeneranti.